Maggio 2021, la holding Rivetex rileva il 100% delle quote del Modena Football Club. È l’inizio di una nuova era per la società, il cui futuro viene ridisegnato da un presidente sui generis, Carlo Rivetti, che nel progetto ha coinvolto tutta la famiglia, modificando in poco tempo l’inerzia gialloblù.
Rivetti, cosa rappresenta per lei Modena?
"La parte più lunga della mia vita. Sono arrivato nel 1982, scegliendo di vivere in città per stare vicino alla C.P. Company, a Ravarino, per viverla quotidianamente. Affittammo una casa in Via Giardini. Tutto iniziò da lì". Come fu il passaggio da una metropoli a Modena?
"Io venivo da Torino, città poco affettuosa: di Modena ho apprezzato subito l’ospitalità. Ne sono rimasto poi impressionato da imprenditore: a Torino nelle aziende vige un codice militare, questa invece è terra di cooperative; significa lavorare insieme. I ragazzi che hanno lavorato con me hanno sempre ragionato come se l’azienda fosse loro: ogni volta che c’era un problema, mi presentavano soluzioni. E tutte le sere, quando uscivano dall’ufficio, spegnevano la luce, come si fa a casa. Non è un dettaglio".
Sono passati oltre 40 anni. Come ha visto cambiare la città? "Forse si è perso un po’ di spirito di appartenenza, ma le sue dimensioni umane favoriscono i rapporti interpersonali. Amo molto girare per la città, andare al mercato Albinelli, attraversare piazza Grande: ebbene, 40 anni fa non vedevi tutti i turisti odierni. Grazie a tutte le realtà d’eccellenza che ci sono, Modena per me è un patrimonio dell’umanità".
Di questo patrimonio dell’umanità lei guida il club di cui si parla ogni giorno su stampa, social, nei bar. Come lo vive? "In modo confortevole. Non è troppo diverso dalla nostra realtà aziendale. Stone Island era ed è un marchio molto vicino ai consumatori; io stesso, essendo molto popolare, avevo già sperimentato un approccio del genere: i miei consumatori erano tifosi. Ero allenato".
I tifosi del calcio, però, se le cose non funzionano, contestano
"Anche quelli di Stone Island, mi creda: quando non condividevano una giacca, una linea, mi massacravano. Ma rimaneva un amore profondo. Allo stesso modo, la contestazione della scorsa stagione non ha toccato la società: vuol dire che la stima dei tifosi è immutata. Ma nel calcio contano i risultati".
Il tifo la adora. Il suo ’ciao Modena’ alla presentazione in Sant’Agostino è stato qualcosa da tour di Springsteen, più che da calcio.
"C’era l’occasione, è stato naturale e bellissimo. E ora tutti i tifosi si aspettano sempre di sentire dalla mia voce roca il grido ’Dai gialli’".
Un presidente rock
"Qualche giorno fa guardavo mio figlio Matteo in tv: razionale, lucido; forse sarebbe un presidente più degno di me. Io faccio quasi più fatica a essere manager che tifoso".
Autore: Antonio Vistocco
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