In seguito l’intervista a Cesare Ambrosini, difensore doppio ex della sfida di sabato tra Modena e Como. Ha vestito la maglia dei lombardi dal 2011 al 2016, quella gialloblù da gennaio 2017 fino al fallimento del club ( novembre 2017)
Con il Como hai vissuto annate molto positive, hai avuto l’occasione di disputare un campionato di B e di indossare la fascia di capitano, che ricordi hai con quel club?
"Como è stata la mia famiglia per tantissimo tempo, ci ho fatto anche tutte le giovanili quindi è stata la mia scuola di crescita, oltre che la squadra che mi ha lanciato nel mondo dei professionisti. Sicuramente ho ricordi indelebili, momenti bellissimi come la promozione: il campionato di B avremmo voluto giocarlo in maniera diversa perché c’erano già problemi societari, è stato però avvincente e appassionante."
Hai anticipato che l’esperienza non si è chiusa nel migliore dei modi, nel 2016 il fallimento del Como era già annunciato e tu dicesti che saresti voluto rimanere anche in D. Poi ci furono visioni diverse con la società, cosa accadde?
"Esatto, hai fatto un riassunto perfetto. Per un ragazzo come me nato e cresciuto a Como il problema della categoria sarebbe stato relativo, quando però c’è il disprezzo umano reciproco non ha senso rimanere in una città e in una squadra a cui tieni tanto. Volevo dare ancora molto ma ero continuamente ostacolato, quindi ho cercato di fare la scelta migliore sia a livello calcistico che umano: devo dire che alla fine aver girato il resto d’Italia sia stata una delle cose che più mi ha arricchito nella mia vita."
A gennaio 2017 l’arrivo al Modena, esperienza che si può dividere in due parentesi: la prima molto positiva, dove hai dato un grande contributo per la salvezza, la seconda invece che coincide con il fallimento. In quei primi mesi c’era stato un campanello d’allarme sulla società?
"Intanto devo dire che sia io che mia moglie ci siamo trovati a Modena in maniera magnifica. Nonostante gli attriti storici con il Como dal punto di vista della tifoseria, che è giusto che ci siano, umanamente abbiamo trovato una piazza che ci ha accolti a braccia aperte e ne siamo stati subito conquistati. Aiutava il primo approccio, sono stati sei mesi intensi e impegnativi con mister Capuano, però assolutamente di altissimo livello: promettevano e premettevano ad una annata successiva molto positiva. Mi avevano parlato di un Modena un pochino instabile, non tra le più rosee società d’Italia, ma come ce n’erano tantissime altre. Io poi venivo dal Como, avevo vissuto un fallimento dopo aver vinto la C, è difficile cogliere quando ci sono sfumature di negatività. Volevamo ripartire da una grandissima salvezza, quasi insperata: dal punto di vista societario purtroppo non potevamo sapere a cosa saremmo andati incontro, è stata una grandissima delusione."
A novembre il fallimento, momento più buio della storia canarina. Coincide con il peggior ricordo della tua carriera?
"Decisamente sì. Calcisticamente quando ti vedi sfumare sotto gli occhi l’opportunità di giocare tanti anni in un posto così bello come Modena è sempre fastidioso. L’unica piccola fortuna che ci è tornata indietro è aver estirpato per sempre dal mondo del calcio alcuni personaggi, per poi dare strada libera a imprenditori seri in grado di fare le cose fatte bene: visti i nuovi cammini di Modena e Como, io e i miei compagni siamo orgogliosi delle scelte che abbiamo fatto, di non sottostare a certe persone e fare spazio a persone serie. A noi in tasca non ne è venuto niente, se non il rammarico di vedere squadre dove avresti potuto essere così in alto."
Veniamo al presente, sabato al Braglia arriva il Como: ha la proprietà più ricca d’Italia e giocatori fenomenali che non si possono mettere in discussione. Visto il brutto avvio di campionato, quale deve essere l’obiettivo di questa squadra?
"Penso che ci voglia sempre tempo, è vero che sono giocatori straordinari ma è venuto a meno il gruppo storico: alcuni se ne sono andati, altri hanno ruoli più marginali. Hanno creato una rosa molto competitiva però il campionato di B è molto complicato, bisogna riuscire a trovare i giusti equilibri. Avendo molti stranieri in squadra è più complicato relazionarsi, è un processo che necessita di più tempo di quello che la gente crede."
Dall’altra parte il Modena di Tesser, che si sta rilanciando e proverà a cavalcare l’onda delle due vittorie con Reggina e Ascoli
"Sono legato ancora sia al Modena che al Como e quando posso le guardo, ho seguito i gialli anche quando avevano perso e posso dire che spesso non demeritavano. L’aver confermato il mister e buona parte del gruppo sicuramente ha aiutato, nonostante all’inizio non siano arrivati i risultati. Ha una proprietà solidissima che ha investito, in più con Tesser e la rosa costruita può raggiungere tranquillamente l’obiettivo prefissato."
Sabato che partita ti aspetti?
"Bella tosta, la rivalità tra le squadre quando sei un giocatore la senti. Sarà una gara dura, penseranno entrambe a non subire gol e a non perdere, poi vedremo anche perché i risultati in B stupiscono spesso."
Parentesi finale su Tremolada, tuo ex compagno al Como
"Tremo è un amico, per me è un giocatore sensazionale. Quando era venuto a Modena ci siamo sentiti, ero contento per lui e gli avevo detto che aveva fatto la scelta giusta. Son contento che abbia rinnovato. E’ talento, qualità, estro, fantasia. Abbiamo giocato da giovani insieme a Como e l’unico suo difetto poteva essere che sorrideva troppo, nel senso che per l’Italia è complicato accettare una tipologia di gioco così. Negli anni è maturato e cresciuto, adesso lo vedi sempre con il sorriso e il suo bailado: avrebbe per quanto mi riguarda essere ancora più in alto come categoria, bravo il Modena a prenderlo."
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